La Federal Reserve studia con il Mit una criptovaluta per l’helicopter money automatico in caso di crisi
- Getty Images
Il titolo dell’evento, in sé, tradiva un profilo per addetti ai lavori: An update on digital currencies.
Ma quanto emerso il 13 agosto al convegno organizzato dalla Fed
potrebbe rivelarsi uno spartiacque nello sviluppo estremo del regime di
Qe perenne già in atto. Ovvero, l’utilizzo delle criptovalute come
scorciatoia verso l’helicopter money e la transizione verso un mondo di virtualità ontologica del concetto stesso di debito.
Il discorso principale era affidato a una dei governatori più influenti
del board della Banca centrale Usa, Lael Brainard, ex brillante
consigliera del segretario al Tesoro dal 2009 al 2013, incarico che le è
valso l’Alexander Hamilton Award. Insomma, un pezzo da novanta. La
quale, dopo le parole di prammatica, ha sganciato con consumata nonchalance la seguente bomba: “Per migliorare la conoscenza in materia di monete digitali della Federal Reserve, la Fed di Boston sta collaborando con i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology
in quello che si preannuncia come un piano poliennale finalizzato a
costruire e testare un’ipotetica moneta digitale orientata all’uso
tipico di una Banca centrale”.
Intervistati nel corso di una tavola rotonda organizzata da Bloomberg, infatti, Simon Potter, capo dei market groups della Fed di New York ed ex numero uno nientemente che del Plunge Protection Team e Julia Coronado, per otto anni economista presso il Board of Governors della Banca centrale Usa, hanno infatti lanciato la loro proposta rivoluzionaria per una nuova idea strutturale di contrasto della povertà, nell’evenienza di crisi macro-economiche come quella innescata dal Covid.
Il nuovo strumento risponderebbe al nome di Recession insurance bonds, una sorta di salvagente monetario immediatamente utilizzabile in caso di fall-out occupazionale e che garantirebbe accreditamento elettronico in tempo reale di denaro sui conti degli americani attraverso una semplice app dello smartphone. E come funzionerebbe il nuovo meccanismo? Il Congresso dovrebbe garantire alla Fed la possibilità di operare direttamente su una frazione del Pil che venga ridistribuita in automatico ai cittadini in caso di recessione. Come? Appunto attraverso i Recession insurance bonds, i quali opererebbero come obbligazioni zero-coupon dormienti e che verrebbero invece attivati in automatico una volta che i tassi di interesse raggiungessero l’area dello 0% o che il livello della disoccupazione segnasse un aumento dello 0,5%.
A quel punto, la Federal Reserve farebbe ricorso alle securities e depositerebbe i fondi generati digitalmente sulle app dei cittadini. Trasferimento elettronico diretto, un sussidio che scatta di default in base a un impulso legato al raggiungimento di target macro predefiniti. Così Simon Potter ha spiegato la ratio della proposta: “Il Congresso necessita di troppo tempo per decidere e deliberare, mentre negli stati di crisi i cittadini hanno bisogno di trasferimenti rapidi e automatici. Per questo serve un’infrastruttura ad hoc e separata. La Fed potrebbe comprare bonds rapidamente senza doversi rivolgere al mercato privato. Ad esempio, se il 15 marzo il Paese si trovasse con i tassi virtualmente a 0%, attraverso il nuovo strumento potremmo attivare un X ammontare di quei bonds. In contemporanea, la Federal Reserve manterrebbe monitorato il tasso di disoccupazione e se questo superasse una determinata soglia, compreremmo un ammontare maggiore. In parole povere, i bonds si andrebbero a determinare sul lato degli assets in attivo del bilancio della Banca centrale, mentre i dollari digitali che verrebbero bonificati sui conti della gente andrebbero a contabilizzare sul lato delle passività. Garantendo denaro ai consumatori, puoi limitare la profondità e la durata di una recessione”.
Infine, l’affondo: “Si potrebbe anche generare vera inflazione. E questo potrebbe essere di beneficio non solo per evitare la discesa a tassi negativi ma anche per creare un mercato dei tassi di interesse più sano, una più sana curva dei rendimenti”. E per capire la portata di quanto emerso fra le pieghe nascoste dal profilo alto e accademico della discussione, basta fare riferimento a questo grafico
- Bloomberg/Zerohedge
Ma come mostrano questi altri due grafici
- Bloomberg/Zerohedge
- Bloomberg/Zerohedge
Sia rispetto al crollo di massa dei rendimenti in negativo, sia rispetto all’esplosione di bolle sulle equities. In parole povere, in un mondo dove la valuta fiat perde ogni giorno di credibilità reale di mercato e valore di benchmark, venendo ormai stampata in modalità ciclostile, tutto ciò che opera in contrasto con l’estremizzazione del monetarismo diviene bene rifugio. Insomma, non potendo battere Bitcoin, la Fed parrebbe decisa a copiarlo.
Anche perché, come mostra questo ultimo grafico
- Bloomberg/Zerohedge
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